I minori

Piove sempre sul bagnato, dunque. 

Chi fa le spese di una situazione sociale frantumata, in qualunque parte del mondo, sono sempre le fasce più deboli della popolazione, e chi può essere più debole, meno difeso, più vulnerabile di un bambino? Un essere umano che spesso non ha nemmeno un nome, in quanto non registrato all’anagrafe. Un essere umano che non esiste.  

Save the Children e ONU riferiscono che nella Repubblica Democratica del Congo sono 7,9 milioni i bambini bisognosi di interventi di sussistenza. La mortalità infantile è tra le più alte di tutta l’Africa Sub-Sahariana: due minori su dieci non raggiungono i cinque anni. La malnutrizione e lo sfruttamento selvaggio del lavoro minorile (nel commercio, nelle miniere, nell’agricoltura) sono la norma. Quel potente strumento di emancipazione che è la scuola, poi, è costosa, e di conseguenza non è certo alla portata di tutti: meno del 50% dei bambini è iscritto alle scuole primarie. 

A Kinshasa, una città tentacolare, crocevia di speranze frustrate di trovare un futuro nel mondo “moderno” e lontano dalla durezza della vita delle campagne e dei villaggi, le condizioni di enorme povertà portano la dilatazione del fenomeno dell’abbandono – anche di bambini piccolissimi – oltre ogni limite.

I piccoli sono lasciati davanti alle case comunali, per strada, nelle discariche. La disintegrazione del nucleo familiare costringe spesso i minori a scegliere come nuova casa la strada, che si trova a svolgere in qualche modo una funzione di integrazione sociale in piccoli gruppi, ma è caratterizzata dall’insicurezza, dalla violenza, dallo sfruttamento, da abusi di ogni genere da parte dei coetanei o degli adulti.

Nella sola Kinshasa, è un numero stimato nella misura minima di 15.000 quello dei minori di strada, avendone UNICEF potuti censire 13.800. Tuttavia, altre autorevoli fonti parlano di numeri ben maggiori, fino a 30.000. Senza contare, poi, i bambini che vivono nella strada, e cioè quelli che solo nominalmente hanno una famiglia e una casa in cui tornare, ma che di fatto trascorrono l’intero loro tempo nella polvere e nel fango delle periferie.

 

I minori abbandonati e quelli di strada sono accomunati da un identico destino: non esistono istituzioni pubbliche o strumenti in grado di garantire la loro cura e il reinserimento sociale, che sono così affidati esclusivamente a soggetti privati, diversamente motivati, diversamente sostenuti e con diversissimi gradi di affidabilità. Tutti, però, almeno in una cosa identici: sono poverissimi. 

Ai minori che saranno beneficiari delle azioni del progetto promettiamo una risposta efficace alle domande di tutela della loro salute, della loro emancipazione, della loro identità.